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lunedì 30 maggio 2011

La legge non è uguale per tutti

LA LOI/LA LEGGE
di Jules Dassin
Francia/Italia, 1958
Genere: noir
Nel 2008, per celebrare il 50° anniversario della sua uscita, negli Usa è stata proiettato in alcuni cinema col titolo The Law la versione restaurata del film che nel '60 fu distribuito ome Where the Hot winds Blows. Fu un discreto successo internazionale (aiutato anche da locandine audaci che annunciavano un'esplosione di eccitamento maschile e femminile mai visto prima al cinema), non di certo il film più memorabile della Lollo o di Mastroianni, eppure anche questo film minore oggi è stato  riscoperto e proiettato di nuovo per un pubblico diverso. Da noi è già molto che abbiano riportato nelle sale (solo una manciata però) La Dolce vita a 60 anni dalla sua uscita.
immagini cult:

TRAMA
In un villaggio della Corsica (in realtà Carpino, in Puglia) è in uso un gioco, chiamato il gioco della legge: davanti ad un boccale, si sceglie un capo, il quale, finché il vino non è consumato, ha il diritto di dire agli altri le più scottanti verità o malignità sul loro conto. Chi è preso di mira non ha il diritto di protestare. Analogamente in paese vige, al di sopra dell'autorità costituita, una legge cui tutti si sottomettono senza potervi sfuggire. A dettare legge è Don Cesare(Pierre Brasseur), che vive in un ampia casa circondato da  uno sciame di donne. E' tra queste Marietta (Lollobrigida), figlia e nipote di servitori di Don Cesare  E' una ragazza giovanissima, energica, sensuale, prepotente, che s'innamora di un giovane agronomo (Mastroianni), sensibile ed estraneo al modo che lei conosce.
Marietta si ribella a un prepotente del posto (Yves Montand) sfregiandoli e infilandogli in tasca un portafogli rubato...
Tante altre peripezie prima che la bella si sposi il suo bello..

 
RECENSIONE

Dall'ottimo romanzo omonimo  di Roger Vailland, fresco vincitor del Goncourt, Dassin, al suo primo film francese, ricava un noir classico, senza infamia né lode, troppo verboso, che si lascia guardare dagli amanti del genere e dai fan di Mastroianni (qui in un ruolo pre-Dolce Vita) e la Lollo al primo film dopo la maternità che l'ha tenuta lontana dal set per poco più di un anno.
Nonostante la diva si sforzò pure di recitare in francese, la sua interpretazione fu stroncata duramente dall'epoca.

Ecco qui alcune critiche:

"Non fu, non è e non sarà mai l'attrice che vaneggia di essere. Non c'è Dassin che tenga: Gina ci porge anche qui l'eterna “bersagliera”. È una pezzente dell'espressione. Qualunque sentimento scivola su di lei come acqua sull'acqua. (Giuseppe Marotta, Visti e perduti, Milano, Bompiani, 1960)".
 
O ancora:

"Il volto e le movenze della Lollobrigida sono quelli di una delle tante bersagliere e pizzaiole delle nostre commedie strapaesane di questi ultimi anni" Cinema Novo, 1958

Ecco come trattatavano (ingiustamente) gli italiani la loro connazionale più famosa del mondo.

Sicuramente  la sua performance non è eccelsa, ma comunque dignitosa. Vogliamo fare un confronto con l'unica altra nostra attrice trilingue, Monica Bellucci?
Meglio di no.
 
In ogni caso in questo film la Lollo ci cattura ancora una volta con il suo splendore, come ben illustrano gli innumerevoli snapshot che vi propongo e tra i quali non riuscivo davver eliminarne nessuno.

ROGER VAILLAND
Scrittore molto importante che con il romanzo La Loi vinse il Goncourt. Nel '60 adattò per Roger Vadim l'adattamento di Les Liasons dangereuses con Jeanne Moreau e collaborà anche con Lattuada in La Novizia.

JULES DASSIN

Nonostante il nome, Jules Dassin (1911-2008) è un americano di origini russe. Attore e poi regista, raggiunse grande successo con Naked City nel ’48. Rifugiatosi in Europa durante la caccia alle streghe di McCarthy per il passato da militante comunista, non poté comunque più girare perché il governo americano aveva minacciato i produttori europei di praticare un embargo sui film prodotti in Europa ai quali avessero lavorato personaggi compresi nella cosiddetta lista nera di Hollywood.


Nel ’55, in Francia, scrisse e diresse Rififi, un classico dei film di rapina definito da Truffaut il miglio noir di tutti i tempi e preso da modello anche da Kubrick (Rapina a mano armata) e parodiato da Monicelli ne I Soliti Ignoti (ai tempi l’intento parodico fu evidente).

La legge è uno dei primi film in cui diresse la moglie Melina Mercouri, sua partner in Mai di domenica, di cui fu regista, sceneggiatore e protagonista e per il quale ricevette la nomination all’Oscar per regia e sceneggiatura.


Concludo con due fotogrammi di due volti che fecero brillare come non mai il nostro cinema..

 
 


2 commenti:

  1. ma non dica str......ate sulla lollo.Se non le va la lasci in pace.

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  2. Marotta? Giuseppe? Uno squallido venduto, e si capisce benissimo a chi, per gettare fango su chi rappresenta la storia stessa del nostro cinema. Un essere immondo,dalla penna sporca di mer...

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