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martedì 21 febbraio 2012

OSCAR'S WEEK: The Iron Lady

 THE IRON LADY

Di Phyllida Lloyd, Uk, 2011

Con Meryl Streep, Jim Broadbent, Olivia Colman

Se ti piace guarda anche: Iron Man, Hunger, Grazie Signora Thatcher, Evita

 

 CANDIDATO A 2 PREMI OSCAR

tra cui MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA

 

 

L’ex Primo ministro britannico Margareth Thatcher (Meryl Streep, candidata all’Oscar), ora anziana e malata (nomination agli Oscar per l’ottimo trucco), ripensa alla sua vita, spesso rivolgendosi al suo defunto marito.

Phillyda Lloyd torna a dirigere Meryl Streep dopo l’enorme successo del suo film d’esordio Mamma mia! per raccontare con un’ambizione che rasenta la sfrontatezza la storia di una delle donne più controverse della nostra storia, l’unica donna ad aver guidato un governo in Gran Bretagna.

Un film di donne, fortemente femminista, ma non solo per donne, perché l’operato della Thatcher merita sicuramente una riflessione attenta che il film non fornisce.

La Thatcher fu infatti un personaggio chiave della storia recente e le condizioni di crisi in cui versava il suo Paese tra gli anni ’70 e ’80 ricordano moltissime l’Europa attuale.

Forse il tempo passato è troppo poco per un’analisi storica adeguata, forse la regista non voleva giudicare, ma sicuramente gli autori compiono una mossa discutibile nel rappresentare l’anziana Thatcher alle prese con la demenza senile che rende fragile questa donna un tempo così potente, passata alla storia col nome di lady di ferro.

Indubbiamente la Thatcher ha un lato umano e privato che noi non possiamo conoscere, ma rappresentarlo in un film crea l'effetto di apologia di un personaggio che è passato alla storia soprattutto come negativo.

Forse non si è voluto/potuto/riuscito cogliere il grande ascendente del personaggio e soprattutto capire perché questo politico tanto contestato sia stato eletto Primo Ministro per ben tre volte (nel ’79, nel ’83 e nel ’87). Le tappe principali della sua carriera ci sono tutte, ma scorrono velocemente, senza dare allo spettatore la possibilità di comprendere.

Insomma a prevalere è la descrizione umana su quella politica il che rende il film meno rilevante da un punto di vista storico.

Tuttavia, dietro all’apparente superficialità (che si riflette anche nella messa in scena, influenzata in qualche modo dal musical) e all’astensione di giudizio c’è qualche particolare inquietante che rende il film più interessante e meno vacuo di quel che sembra.

Innanzitutto l’andirivieni tra passato e presente ci mostra che non è cambiato poi tanto nel Regno Unito di oggi: il film mostra un parallelo tra  gli attentati terroristici di trent’anni fa dell’IRA a quelli di Al Qaida oggi. Alla questione terroristica possiamo aggiungere che la crisi economica e politica è tornata e le donne di potere ancora mancano al governo.

Una battuta degna di riflessione afferma che l’intera Gran Bretagna odiava la Thatcher e un attimo dopo tutti l’adoravano, tanto da rieleggerla.

Una reazione spropositata, ma purtroppo vera: alla fine del primo mandato tasse e privatizzazioni avevano infatti causato solo scioperi, attentati e aspre proteste represse nel sangue, poi il Regno Unito vinse la guerra delle Falkland contro l’Argentina e il popolo britannico si riversò nelle piazze e poi alle urne per festeggiare e rieleggere il suo Primo Ministro.

Il quadro che ne risulta è desolante: è lo spirito nazionalista e belligerante a unire il popolo e a prevalere su qualsiasi questione economica, sociale, politica?

Un ritratto dunque più amaro di quello che sembra, che si fa apprezzare anche nella forma grazie a una fotografia palpitante e curiosa, inquadrature da musical (riprese dall’alto, dettagli, scene quasi coreografate). Ma sopra ogni cosa c’è lei, l’inarrivabile Meryl Streep, meritatamente candidata all’Oscar (per la 17esima volta).

VOTO: 7-

Citazione cult:

La gente non vuole più fare cose importanti, ma vuole solo essere importante

10 commenti:

  1. voto esageratissimo! :)
    è un filmetto da prima serata di raiuno, al massimo.
    e la streep con la sua recitazione impeccabile ma assolutamente di maniera non la sopporto più...

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    1. Subito dopo averlo visto anch'io pensavo così, ma a una più attenta riflessione forse c'è molto di più in questo film, per quanto superficiale e stereotipato possa essere.

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  2. è peggio del discorso del re, credo abbia detto tutto!

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  3. Mmm...nonostaste le due nominations, questo film non mi attira per niente...o forse è proprio per le nominations, vista la "stima" profonda che ho per la giuria degli Academy awards ahahah :D

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    1. secondo me l'unico fascino degli Oscar è capire i ragionamenti dei giurati, ma credo che non li capirò mai e quindi continuerò sempre a seguirli proprio per tentare di capirlo!!!

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  4. Io l'ho trovato a tratti banale nell'umanizzazione del personaggio sinceramente.

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  5. Un film davvero infame che decide di trattare argomenti politici delicati (come la guerra nella isole Malvinas) e ancora caldi (come la guerra nel Nord-Irlanda) con vergognoso spirito filo-britannico. Della vita di una donna simile e delle sue infamità francamente non me ne può fregare di meno, tanto più se devo stare a vedere un'opera che mi tesse le sue lodi. Umanità? La sua umanità è riportata nel diario di Bobby Sands, il "terrorista dell'IRA" che dopo aver avuto bruciata la casa dai militari inglesi in occupazione venne preso senza nessuna prova contro di lui e internato per subire anni di torture e per morire di inedia dopo uno sciopero della fame che non gli fece ottenere nulla; oppure un altro "terrorista" è Gerry Conlon, innocente e condannato a 30 di galera solo perchè irlandese e quindi sicuramente colpevole. Questi sarebbero i terroristi mentre lei sarebbe la grande eroina che salva l'Inghilterra, no?! Ma non fatemi ridere!!
    La storia dell'Irlanda del nord è sigillata nel sangue del suo pugno di ferro e di quello dei torturatori a cui fece prendere appuntamento nelle celle di segregazione delle galere inglesi.
    Onestamente Meryl Streep si deve solo vergognare per aver accettato un ruolo simile e per aver contribuito a falsare la storia per un pubblico che non conosce la verità. Tiocfaidh ár lá.

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